Associazione Culturale Studi Radiestesici
di Ravenna
La Radiestesia
Appunti di Daniela Segurini (2015)
“La vita è nata dalla radiazione,
mantenuta dalla radiazione,
soppressa da qualunque squilibrio oscillatorio.”
Georges Lakhovsky
Indice
- Introduzione
- Storia della disciplina
- L’operatore radiestesico
- Principali campi d’impiego
- Biofisica
- Bibliografia
Introduzione
Il termine radiestesia (o radioestesia), deriva dalla composizione di due parole, una derivante dal latino radius, che significa raggio, e l’altra dal greco aesthesis, che significa sensibilità, percezione, sensazione. Quindi sensibilità alle radiazioni, cioè azione della materia o energia con la quale il radiestesista si sintonizza, poiché entra in risonanza con la frequenza emessa dall’oggetto della sua ricerca.
Fu l’abate francese Bouly a dare un nuovo nome a questa disciplina, in occasione della fondazione dell’Associazione degli Amici della Radiestesia, agli inizi del ‘900, fino ad allora inclusa genericamente nel campo dell’arte rabdomantica.
La radiestesia è la capacità psichica o fisica di percepire vari tipi di emissioni energetiche sottili; questa abilità permette di avere informazioni in ambiti che vanno oltre la sfera percepibile con i sensi normali. Il fenomeno avviene per la capacità del radiestesista di entrare in risonanza (cioè sintonizzarsi) con il livello frequenziale dell’oggetto della sua ricerca. Ognuno possiede questa capacità innata, in maggiore o minore grado. L’ESP può essere sviluppata con l’esercizio e con l’aiuto di strumenti radioestesici che fungono da evidenziatori del fenomeno.
Il processo psichico di sintonizzazione avviene a livello dei nostri mezzi di comunicazione ad alta frequenza. La mente inconscia funge da passaggio per cui i livelli superiori di coscienza possono interagire con il corpo fisico e le percezioni psichiche superiori vengono tradotte attraverso i canali dei circuiti neurologici del corpo. L’informazione raggiunge la consapevolezza conscia mediante i meccanismi d’azione della corteccia cerebrale, filtra nell’emisfero destro, passa poi nel sinistro dove viene analizzata ed espressa verbalmente. Se non raggiunge il conscio è elaborata dal sistema nervoso e si manifesta attraverso i canali dell’attività motoria e neurologica. L’uso di strumenti radioestesici permette la comprensione di questa informazione.
La radiestesia si articola in fisica e mentale. Con la prima si intende la ricerca svolta su un soggetto/oggetto che si trova sul luogo stesso della ricerca; ad es., la ricerca di correnti d’acqua sotterranee effettuata sul terreno, per cui il “segnale” o le radiazioni emesse provocano la reazione dell’organismo del radiestesista. Nella radiestesia mentale si devono superare ostacoli di natura temporale o spaziale, poiché il radiestesista e l’oggetto sono distanti nello spazio o nel tempo; la spiegazione di questi fenomeni può essere intuita attraverso lo studio della fisica quantistica.
La radiestesia, se applicata con cognizione e impegno, permette di captare quasi tutti i tipi di energie o radiazioni, individuandone la fonte, ma soprattutto i loro effetti benefici o nocivi sul mondo animale e vegetale.
Storia della disciplina
Il termine più diffuso in passato per descrivere quest’arte percettiva era rabdomanzia. Questa parola ha preso ora nell’uso corrente un significato più ristretto: vengono infatti chiamati rabdomanti coloro che si dedicano esclusivamente alla ricerca di acque sotterranee.
Il documento più antico sulla rabdomanzia proviene dalla Cina, circa 4000 anni fa, trovato nel 1937 in una xilografia che risale al 147 d.C. riproducente la seguente iscrizione: “l’Imperatore Yu della dinastia Hisca (2.205 – 2.197 a.C.) fu celebre per la sua conoscenza dei giacimenti minerari e delle sorgenti. Egli seppe decelare gli oggetti nascosti, seppe regolare giudiziosamente i lavori della terra con le diverse stagioni”. La xilografia mostra l’Imperatore che regge in mano una bacchetta forcuta.
I Celti, gli Etruschi, gli Egizi, i Persiani, i Medi e i Romani sfruttavano la facoltà di alcuni individui per scoprire l’acqua in luoghi deserti e per identificare luoghi idonei a costruire templi, santuari e abitazioni. I Cinesi e i Giapponesi studiavano in modo accurato il sottosuolo su cui volevano costruire la loro casa, al fine di evitare influenze nocive.
In Europa la presenza della “bacchetta” risale al periodo del Medioevo, nel sec. XI, presso i paesi germanici, e si cominciò ad usarla per la ricerca dei metalli preziosi agli inizi del 1400. Nello stesso periodo la rabdomanzia venne, comunque, considerata una pratica diabolica e coloro che la praticavano furono chiamati stregoni, condannati alla pena capitale. In Italia tale strumento venne utilizzato dai monaci, ma furono sconfessati e condannati dai teologi del tempo; tuttavia altri sacerdoti ne presero le difese, in particolare i gesuiti che avevano interessi di mineralogia e di archeologia.
Le controversie sulla pratica della rabdomanzia continuarono per diversi secoli così come il suo utilizzo. Tuttavia, si diffuse in tutta l’Europa, soprattutto in Francia, nonostante le proibizioni del mondo cattolico; nel 1700 molti priori, abati, parroci e lo stesso vescovo di Grenoble la approvarono, la studiarono e praticarono. Tra teorie opposte, polemiche e contestazioni, in questo periodo iniziarono i tentativi di spiegazione del fenomeno: chi credeva in poteri satanici, chi attribuiva i movimenti a un’influenza stellare, a doti particolari, o a effluvi di natura elettrica.
Nel 1798, a seguito di un viaggio in oriente, il capitano Ulliac presentò una sfera cava intagliata in un legno proveniente dall’India al professore di medicina A. Gerboi (Strasburgo): la sfera appesa a un filo tenuto in mano oscillava assumendo movimenti circolari. Fu egli stesso, nel suo libro “Recherches expérimentales sur un nouveau mode d’action électrique” pubblicato nel 1808, a descrivere come, vedendolo girare in mano a un fanciullo, scoprì che il pendolo poteva rivelare delle energie e renderle palesi per mezzo dei suoi movimenti; questo avvenimento determinò l’introduzione del pendolo in occidente.
Lo scienziato Fortis e il chimico W. Ritter, scopritore dei raggi ultravioletti e fondatore dell’elettrochimica moderna, eseguirono alcuni esperimenti; essi attribuirono il movimento alle emanazioni provenienti dall’oggetto posto sotto il pendolo. Lo stesso Goethe lo sperimentò.
All’inizio del secolo XX si ebbe una ripresa dell’attività rabdomantica in Germania e Francia dove si creò, nel 1901, l’Associazione degli Amici della Radiestesia che arrivò a contare, nel 1931, 300 membri, e si stabilirono rapporti con associazioni analoghe in Spagna, Inghilterra, America del Nord, Italia, Svizzera, Cecoslovacchia, Austria, Paesi Bassi, Uruguay. Tra il 1920 e il 1930 nacquero le Associazioni nazionali, mentre negli USA iniziavano i primi esperimenti del dott. A. Abrams, precursore della radionica. Nella prima metà degli anni trenta si fondarono delle riviste (in Francia, Germania e Austria), mentre nel 1934 si promuoveva a Losanna il III congresso internazionale. Nel 1929 si creò l’Associazione Francese e Internazionale degli Amici della Radiestesia a cui aderirono, nel comitato d’onore, personalità scientifiche. Nel 1933 veniva convocato un altro congresso internazionale ad Avignone, mentre un’ulteriore ripresa avvenne, dopo la seconda guerra mondiale, con nuovi apporti in Germania e negli Stati Uniti.
Ci sono state interessanti applicazioni della radiestesia anche in campo militare: nel 1915 il rabdomante Mager fu a disposizione del ministro della guerra francese per l’individuazione di acque e gallerie sotterranee; l’abate Bouly trovò, nel 1918, granate inesplose. L’esercito italiano vide la presenza di rabdomanti durante la conquista dell’Etiopia per il ritrovamento di pozzi d’acqua. Le stesse SS riconobbero l’apporto di alcuni rabdomanti, mentre lo Stato Maggiore francese della marina mantenne il segreto sull’impiego di radioestesisti incaricati di seguire, o di precedere, su carte marine le incursioni tedesche. È provata la presenza di rabdomanti nella guerra del Vietnam, nonostante le resistenze del Pentagono ad ammetterla.
Per quanto riguarda l’apporto dell’ex Unione Sovietica, sappiamo che i minatori degli Urali appresero, nel 1556, la tecnica della bacchetta dai colleghi Boemi, ma già prima della seconda guerra mondiale ci si avvalse dei rabdomanti per la ricerca di sorgenti d’acqua nei cantieri per la costruzione di una ferrovia in Siberia. Più recentemente due geologi, Socevanov e Metveev, spiegarono l’effetto rabdomantico in termini scientifici con la definizione “effetto biofisico” o metodo biofisico.
Un contributo fondamentale venne dall’Abate Alexis Mermet (1866 – 1937), colui che venne chiamato “il principe dei radioestesisti”, e che doveva con i suoi successi e con le sue teorie contribuire in maniera definitiva alla conoscenza della radiestesia nel mondo intero. Mermet sperimentò e studiò per quarantatre anni; dotato di capacità radioestesiche eccezionali, era nelle sue ricerche di una sicurezza e di una rapidità sbalorditive. Infaticabile nell’opera di divulgazione della radiestesia, compì diversi viaggi e dovunque con la sua parola e soprattutto con i suoi successi riuscì a interessare ai suoi studi, eminenti personalità della scienza ufficiale. Venne anche in Italia, e a Roma eseguì diverse prospezioni sotto il patrocinio e il controllo della Pontificia Accademia Archeologica: da allora le sue opere sulla radiestesia furono accolte nella biblioteca del Vaticano. Infaticabile e animato da una grande bontà, non sapeva mai tirarsi indietro quando veniva chiamato a eseguire delle ricerche radioestesiche di qualsiasi natura. Così egli curò un gran numero di malati, portò alla luce enormi quantità d’acqua, ricercò e rintracciò persone e cose smarrite, senza mai nulla pretendere per se stesso. Alexis Mermet fu il primo ad applicare la radiestesia alle ricerche di carattere medico, tuttavia la sua più grande intuizione rimane la teleradioestesia o prospezione a distanza, che rivoluzionò tutti i sistemi e conseguentemente le teorie formulate fino a quel momento.
Tra le sue prospezioni in teleradioestesia, una delle più famose fu quella relativa all’incidente del dirigibile Italia, riguardante la spedizione del comandante Umberto Nobile al Polo Nord. L’abate Mermet, dalla sua stanza presso la casa rurale in Saint-Prex con l’aiuto del suo pendolo stabilì con assoluta precisione le coordinate perfette per ritrovarlo ancora vivo insieme ai superstiti del suo equipaggio. Per suo merito la teleradiestesia è entrata nel bagaglio tecnico di ogni sensitivo, tanto quasi da rimpiazzare la stessa radiestesia. Le teorie di Mermet sono alla base della moderna radiestesia che, rivisitate da Malcom Rae (profondo conoscitore di radiestesia e radionica), ebbero allora e in seguito una certa notorietà e diffusione anche in altri paesi.
In Italia, tra le diverse forme applicative si possono ricordare le “cure fitoradiestesiche” di padre Vittorio Baroni, che combinavano la fitoterapia agli “studi radioestesici” per la diagnosi e la cura del cancro.
Altro personaggio importante nella storia della radiestesia: il Dottor Josef Oberbach (1908 – 2003). Oberbach è stato il fondatore e innovatore della scienza che studia il bioplasma. Studiò e sperimentò le relazioni energetiche negli esseri umani e anche quelle relative all’ambiente energetico esterno che influenzano l’organismo umano e che sono la causa di disturbi nella funzione cellulare nonché di possibili malattie. Ma soprattutto, è stato l’inventore di un nuovo strumento diagnostico, adatto per eseguire test, misurazioni e diagnosi: il biotensor.
I personaggi e scienziati che hanno avuto un ruolo più o meno determinante nello sviluppo della disciplina radioestesica sono stati tanti ancora, come molti sono attualmente i radioestesisti in attività che per la natura sperimentale di quest’arte meriterebbero un’attenzione specifica. Mi limito, per non eccedere, alle informazioni fondamentali, nonostante ci sia ancora tanto da dire.
Concludo questo breve escursus sulla storia della disciplina con una frase che il padre della radiestesia, l’abate Bouly amava ripetere:
“viviamo in un oceano di radiazioni che non percepiamo: invisibili effluvi emanano da ogni cosa, non si tratta che di scoprire la loro esistenza. Una fragile antenna permette di captare più agevolmente le radiazioni nascoste: la famosa bacchetta del rabdomante. Non sono che un cercatore di vibrazioni, ecco tutto”.
L’operatore radiestesico
È l’uomo il principale, unico vero strumento della radiestesia, pertanto saranno le sue capacità personali a determinare la validità delle rilevazioni. La facoltà di far girare il pendolo è universalmente diffusa, ovviamente tra gli apprendisti radioestesisti può esserci l’individuo particolarmente dotato di una grande sensibilità, nonché quello più refrattario. In ogni caso lo studio approfondito delle energie trattate e il costante impegno nell’esercizio può portare chiunque a una discreta capacità di utilizzo della radiestesia.
Contrariamente a quanto si potrebbe supporre, non è l’elevata sensibilità personale a fare di un individuo un buon radiestesista, anzi, a volte può essere vero il contrario. In caso di eccessiva sensibilità si può venire a creare estrema confusione in quanto, l’individuo “aperto” diventa facile preda di una miriade di informazioni a livello energetico che poi deve imparare a discernere.
L’esercizio di questa arte, perciò, deve comprendere l’azione combinata di diverse capacità: sensibilità, intuito, discernimento, concentrazione, ascolto, distacco, osservazione, giudizio, e non ultima la capacità di comprensione delle dinamiche energetiche che si stanno manifestando al momento del rilievo nel nostro essere, e in che modo stanno condizionando il movimento degli strumenti. Questo è tanto più vero per quanto riguarda la radiestesia mentale, mentre in quella fisica i meccanismi sono più automatici. Ovviamente l’esperienza accumulata a seguito di una costante esercitazione è un elemento fondamentale nell’acquisire le capacità necessarie.
Qualità più importanti e condizioni del radiestesista che influiscono sull’affidabilità dei risultati:
- controllo della mente: è la qualità più difficile da rispettare e anche la più importante ai fini di una ricerca radioestesica efficace. È possibile che si presentino idee preconcette, convinzioni, desideri o paure che rischierebbero di influenzare il risultato. La suggestione è una proiezione di idee personali, per cui si può ricevere la soluzione suggerita al posto di quella reale. L’inconscio funziona comunque, occorre pertanto evitare che i pensieri si trasformino in forme attive (forme pensiero) diventando causa di fallimento. È quindi necessario tenere sotto controllo l’oggetto dell’analisi, i dati già conosciuti su tale oggetto, il rischio di ripetere schemi logici a priori ecc.. Si tratta, in sintesi, di mantenere sia una coscienza di autocontrollo che di criticità.
- concentrazione: siamo immersi in un mare di vibrazioni e focalizzare l’attenzione sull’obiettivo della ricerca è una condizione indispensabile per non venire distratti da informazioni indesiderate provenienti sia dalla nostra mente che dall’ambiente circostante. La concentrazione sull’oggetto e sulla domanda che si sta ponendo costituisce un atto volontario che permette un contatto energetico e apre un canale su cui ricevere la risposta. Un atteggiamento neutrale di ascolto completerà le condizioni per ricevere informazioni attendibili.
- sensibilità ricettiva: è una qualità innata nell’essere umano. Anche se le potenzialità individuali possono essere più o meno pronunciate, l’esercizio costante nelle diverse ricerche, migliorerà la qualità della sensibilità ricettiva.
- qualità intellettuali: la conoscenza di ciò che si va a ricercare è indispensabile. Non si può riconoscere ciò che non si conosce, pertanto è auspicabile uno studio approfondito dei campi in cui si andrà a indagare. La ricerca di ciò che ci è particolarmente familiare sarà facilitata, salvo che per i condizionamenti di cui si è già accennato, che possono subentrare a livello mentale e falsare il risultato.
- condizione fisica: i risultati ottenuti dal radiestesista durante le proprie ricerche possono variare a seconda dello stato di salute; ciò significa che è preferibile per il radiestesista effettuare ricerche solo se in perfetta forma, sia sul piano fisico che mentale. L’atto radiestesico di per sé determina un consumo di energia, pertanto è importante che il radiestesista conduca uno stile di vita che condizioni positivamente il suo livello energetico portando attenzione alla qualità dell’alimentazione, del sonno, della respirazione, dell’attività fisica e dell’ambiente in cui vive.
“l’aspirante radiestesista sappia che la nostra scienza non è così facile, come potrebbe sembrare a prima vista. Non credo che la lettura di questo od altri manuali possa farlo diventare un radiestesista completo. La scienza si conquista da soli, palmo a palmo, ed è soprattutto con la ricerca e la sperimentazione che si formerà e affermerà la facoltà radioestesica”
Franco Calvario
Principali campi di impiego
Considerato il fatto, ormai comprovato, che ogni cosa vibra, che ogni manifestazione materiale o immateriale ha una sua frequenza, una sua vibrazione specifica, e considerando che la radiestesia è l’arte di percepire le onde vibrazionali, va da sé che i campi indagabili sono pressoché infiniti.
In questo contesto mi limiterò a indicare i campi di impiego principali, senza precludere ulteriori possibilità che potrebbero essere sperimentate:
- Geobiologia: si tratta di una scienza che studia le radiazioni che si manifestano nell’ambiente e il modo in cui possono interagire con l’uomo, col mondo animale e vegetale. Alcune fonti di radiazioni geopatogene possono essere: correnti d’acqua sotterranee, faglie, contatti stratigrafici, radiazioni cosmiche (rete Curry), forze telluriche (reti Hartmann e Benker) e altre radiazioni emanate da materiali o gas presenti nel sottosuolo o nell’ambiente.
- Domoterapia: si occupa del riequilibrio dell’ambiente abitativo, in modo da ricreare le migliori condizioni in cui vivere. La radiestesia in questo campo è largamente utilizzata, oltre che per le ricerche geobiologiche, per rilevare eventuali radiazioni provenienti dai materiali da costruzione, per individuare le energie presenti nelle varie stanze, compreso onde di forma derivanti da modelli architettonici, arredi o accessori che possono disturbare l’equilibrio umano. È possibile verificare inoltre la presenza di eventuali “memorie psichiche” rimaste ancorate in seguito a eventi passati, che, se non rimosse possono interagire pesantemente con gli abitanti.
- Medicina vibrazionale: in realtà il termine “medicina” è improprio, sia perché il radiestesista non può formulare né diagnosi, né terapie (a meno che non sia anche medico). È comunque un tipo di ricerca mirato al perseguimento della salute. In questo approccio la radiestesia risulta molto utile sia nell’esame delle energie che nelle proposte di trattamento, poiché consente all’operatore di ottenere informazioni a livello sottile, altrimenti non percepibili, sui tempi e sui modi di intervento con criteri individualizzati, di una precisione notevole. Il radiestesista può svolgere solo ricerca sperimentale; egli riceve segnali di risonanza energetica. In questo ambito, si sottolinea la necessità di utilizzare delle scale di misurazione, che permettano di individuare un numero il quale esprime la caratteristica quantitativa e/o qualitativa cercata.
- Alimentazione: in questo campo le possibilità sono molteplici. Gli alimenti possono essere analizzati in modo diretto per rilevarne lo stato qualitativo e la vitalità, eventuali tracce di sostanze nocive e la freschezza o la compatibilità in relazione a un soggetto. In maniera indiretta è possibile individuare una serie di alimenti “consigliati” e/o “da evitare”, stabilendo un collegamento mentale tra la persona analizzata e i vari cibi attraverso l’utilizzo di un elenco completo.
- Idrologia: è la diretta discendente della rabdomanzia. Ancora oggi il lavoro del rabdomante è utilizzato nella ricerca di falde d’acqua sotterranee, pozzi e corsi d’acqua in genere, individuandone, oltre che la localizzazione, anche la profondità e la portata.
- Mineralogia: è un settore di applicazione della radiestesia che possiede una grande tradizione; al radiestesista che si vuole dedicare a ricerche di questo tipo necessitano buone competenze anche in ambito geologico.
- Archeologia: con una buona preparazione radiestesica, supportata dalla conoscenza del settore specifico, è possibile effettuare ricerche di reperti archeologici. Molto più comune è reperire oggetti smarriti di metallo, come orologi, anelli, chiavi ecc.
- Agricoltura: nell’ambito rurale la radiestesia è utilissima per individuare le sintonie tra concimi, sementi, terreni e tutto ciò che compete l’agricoltura, compresa la cura di eventuali malattie delle piante.
Biofisica
La biofisica è la scienza che studia gli aspetti fisici dei processi biologici. Questo tipo di approccio apre il campo a una visione del corpo umano come a una struttura costituita da sistemi fisico-cellulari in interazione dinamica tra di loro e con i campi energetici che lo circondano.
L’insieme delle energie di un essere vivente viene chiamato corpo energetico, o meglio, energetico/elettro-magnetico. Questi campi interagiscono e formano la grande rete che avvolge la terra intera in connessione con i pianeti e i sistemi galattici. I campi elettromagnetici sono costituiti da fotoni, che lavorano con diverse frequenze e qualità vibratorie: quella che chiamiamo luce visibile è prodotta solo da una loro stretta banda, mentre le altre bande non sono visibili.
Per G. Lakhovsky l’esistenza della materia è inscindibile dalla sua capacità vibrazionale e nella stessa cellula aveva individuato oscillazioni con frequenze determinate, che possono risuonare con fonti di energia conosciute e sconosciute. Nella prospettiva della fisica queste componenti interne (condrioma, cromosomi ecc.) si comportano come degli oscillatori elettromagnetici capaci di captare le diverse lunghezze d’onda che li fanno vibrare in risonanza se vengono stimolati da una radianza esterna in sintonia con la stessa onda. Ogni cellula vivente deve la vita al suo nucleo, che è la sede di oscillazioni e irradia radiazioni, questi nuclei sono dei veri e propri circuiti elettrici e le onde che essi irradiano sono dunque di origine elettromagnetica.
La particolare affinità della radiestesia con le onde elettromagnetiche e con tutte le energie in genere ne fa un ottimo strumento nell’indagine biofisica. Attraverso la radiestesia è possibile analizzare in ogni parte del corpo lo stato vibratorio cellulare, rilevarne eventuali anomalie e individuare il tipo di interazione energetica che ne causa lo squilibrio. Il rimedio ottimale può essere selezionato radioestesicamente a seconda del livello vibrazionale da riequilibrare, ovvero, agendo sulla causa dello squilibrio. Le possibilità di intervento sono molteplici, a partire da rimedi vibrazionali più sottili, come ad esempio la geometria sacra, fino ad arrivare a rimedi propriamente fisici.
Un importante contributo nel riequilibrio cellulare a livello fisico, così come nell’eliminazione diretta di patogeni come virus, batteri e parassiti, viene dai trattamenti con le frequenze elettromagnetiche: pioniere in questo campo fu un certo Royal Rife, che negli anni trenta dedicò la sua vita a trovare il collegamento tra cancro ed energia elettromagnetica. Una delle importanti scoperte di Rife fu che ogni organismo aveva la sua specifica frequenza di risonanza, definita da Rife come Mortal Oscillatory Rate (MOR). Con una coltura di batteri viventi sotto il microscopio, Rife accendeva un generatore di frequenze, chiamato Rife Beam Ray, che creava un campo elettromagnetico sintonizzato sulla frequenza MOR dei batteri (stabilita empiricamente), in pochi secondi di emissione alla giusta frequenza tutti i batteri istantaneamente cessavano di muoversi e morivano. Rife poteva distruggere batteri comuni, guarire infezioni croniche e anche guarire il cancro distruggendo le supposte cause microbiche coinvolte nella malattia, usando il semplice principio della risonanza frequenziale.
Dalla fine degli anni ’70, ulteriori studi sono stati portati avanti dalla Dott.ssa Hulda Regehr Clark, specializzata in biofisica e fisiologia. La Dott.ssa Clark ha individuato le frequenze specifiche di numerosi patogeni ed elementi tossici; i suoi studi gli hanno inoltre permesso di inventare e costruire diverse strumentazioni: Zapper, Syncrometer, e un generatore di frequenze.
Per ultimo ma non ultimo, voglio citare il dottor W. Reich, e la sua teoria orgonica. Secondo Reich l’energia orgonica (OR) è un tipo di energia cosmica che pervade ogni cosa e il suo naturale scorrimento permette la vita portando salute e benessere. Condizioni nocive psicologiche, ambientali ecc. la possono bloccare, e un suo blocco e/o ristagno (DOR), diventa causa di malattia. Reich ideò uno strumento chiamato accumulatore orgonico, un dispositivo in grado di aumentare l’energia orgonica in modo da eliminare i blocchi presenti ed aumentare l’energia umana tanto da portare le malattie in regressione. Da questa teoria nascono gli Orgoniti, perfezionati in un secondo momento da Don Croft con l’intenzione di contrastare gli effetti nefasti di diversi tipi di inquinamento.
BIBLIOGRAFIA E LETTURE CONSIGLIATE
- Franco Calvario “Il pendolo rivelatore” – Vannini Editrice – Brescia 1994
- Franco e Vittorio Pez “L’energia orgonica” – Macro Edizioni – Diegaro di Cesena (FC) 2005
- Georges Lakhovsky “Il segreto della vita” – Macro Edizioni – Diegaro di Cesena (FC) 2009
- Gianpiero Quadrelli “Radiestesia, studi, ricerche, applicazioni” – stampato in proprio – Milano 2002
- Gianpiero Quadrelli “Radiestesia salute ambiente” – Sugarco Edizioni Milano – 2003
- Hulda Regehr Clark “La cura di tutte le malattie” – Macro Edizioni – Diegaro di Cesena (FC) 2000
- Richard Gerber “Medicina vibrazionale” – Edizioni Lampis – Casale Marittimo (PI) 1988
- Vittorio Baroni “Dodici piante per i mali del secolo”– Edizioni Cantagalli – Siena 2001